Durante la gravidanza, il corpo della donna affronta profondi cambiamenti. Tra le strutture più sollecitate c’è il pavimento pelvico, un insieme di muscoli e tessuti che sostiene organi come vescica, utero e retto, e garantisce il controllo delle funzioni urinarie, intestinali e sessuali. Sebbene si tenda ad associare i danni perineali al momento del parto, la debolezza del pavimento pelvico può iniziare già nei mesi della gestazione. La modifica della postura in gravidanza (iperlordosi lombare) aumenta la pressione sulla parte anteriore del perineo. A ciò si aggiungono l’azione ormonale, che rilassa le strutture pelviche, e l’incremento di peso, che grava ulteriormente su quest’area delicata.
Per questo è importante prendersi cura del pavimento pelvico già durante la gravidanza, anche in assenza di sintomi evidenti. Una valutazione ostetrica mirata può contribuire a ridurre il dolore in travaglio, a favorire un’espulsione più breve e a limitare il rischio di lacerazioni, che non riguardano solo i muscoli ma anche i nervi e i legamenti.
Il pavimento pelvico può essere messo sotto stress anche da altri eventi: sport intensi, menopausa, chirurgia pelvica. Basti pensare che oltre la metà delle atlete adolescenti manifesta incontinenza urinaria da sforzo, a conferma dell’importanza della prevenzione già in giovane età.
Dopo il parto, la visita ostetrica è raccomandata attorno ai 40 giorni (puerperio), ma un controllo precoce del pavimento pelvico può essere utile già dopo 7-10 giorni. In questo periodo, i legamenti hanno la capacità — unica nella vita — di riaccorciarsi spontaneamente. Se è presente un prolasso, anche lieve, è il momento migliore per intervenire.
Occuparsi del pavimento pelvico in gravidanza significa proteggersi da disturbi futuri come incontinenza urinaria o anale, stitichezza e prolassi (di vescica, retto o utero). È un’attenzione preziosa in ogni gravidanza, soprattutto dalla seconda in poi, quando i tessuti sono già stati messi alla prova.
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